Pasquale Lenge invita Adriano Engelbrecht.
Adriano Engelbrecht propone un'Euridice in dialetto parmigiano.
Testo tratto da EURIDICE frammenti, di Adriano Engelbrecht
Adriano Engelbrecht: Un’Euridice (concepita e scritta in dialetto parmigiano) all’ascolto dura, aspra, che alterna invettive a sprazzi di puro lirismo melodico. Una figura che si chiede il motivo per cui dovrebbe uscire dall’Ade, contravvenendo al destino assegnatole.
Ma l’uomo è tentato dal mistero della poesia – risuonano secchi i versi in dialetto – tanto da penetrare nel profondo dell’enigma e riemergere pensando di aver riportato in luce brandelli viventi e sonanti di verità che subito, però, celano il mistero di ciò che è inesprimibile. É di nuovo il tempo di intraprendere quel viaggio verso il profondo, verso lo scosceso, verso il giù: cantando.
Buon ascolto, buona lettura.
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mì? io?
mì a mòr io muoio
al mé amor il mio amore
un armor? un rumore?
a m’son vista mi sono vista
a m’son vista mi sono vista
a iò sintù al me cant e ho sentito il mio canto
un pass dre cl’ätor passo dopo passo
na parola dre cl’etra parola dopo parola
a torni so - al nigor torno al nero - giù
forsier dentor scrigno dentro
al stechet dal pet lo steccato del petto
la parola la’m va sò la parola mi scende
la torna sò torna al giù
l’och al l’à vista l’occhio l’ha vista
labor! saré! labbro! sèrrati!
ch’a vag sò al cant dal sò che scendo al canto del giù
can’nissò pu’lreva che nessuno più apra
ed mì al recìnt di me il recinto
in tal mer in questo mare
l’amèr l’amore
al mòra muore
in tal scur in questo buio
a crìda al cor piange il cuore
in tal mèr in questo mare
l’amèr l’amare
lé amèr è amaro
in tal mèr in questo mare
al cor il cuore
al mòra muore
cost’è chì l’é al mé cant questo è il mio canto
cost’è chì l’é al mé cant questo è il mio canto
Sonia Caporossi:
“Dei tre livelli semioticamente rintracciabili
all’interno del teatro come modus espressivo, il codice verbale, il codice
paralinguistico e il codice motorio-cinesico *, Engelbrecht compie un vero e
proprio amalgama sinestesico, nell’intenzione di fondere le tre istanze
comunicative sopra dette in una superiore sintesi metaprattica (o
metaperformativa). Tale ricerca ha avuto modo di esprimersi ultimamente anche
nella forma dell’installazione e dell’esposizione artistica, nonché nella
modalità sonora, nell’intenzione di indagare «il rapporto tra parola, segno
visivo e composizione musicale». […] È dunque la ricorrenza di sensi, la
sinestesia in senso non semplicemente retorico, bensì estetico-totale, a
determinare la specificità poetica della sua ricerca. Fabio Doplicher scriveva
nel 1987 che «I sostenitori di un teatro
assoluto considerano la poesia come un elemento narrativo; quindi non scenico.
Ma la staticità non è sinonimo della parola; anzi, un certo ritorno alla
parola, con tutte le ambiguità che possono avere le mode, dipende anche da un
effetto di saturazione che ha l’immagine» **. Engelbrecht ha in comune con
Mariangela Gualtieri proprio la necessità del superamento intrinseco della
saturazione dell’immagine subodorato già trent’anni fa da Doplicher, in
direzione di un reimpiego metavisivo della parola poetica che consenta la
definizione di un campo semiotico diverso, onnicomprensivo e pervasivo,
sinestesico, appunto. Poeta, artista, musicista, attore, Adriano Engelbrecht
propone la propria visione di poesia-performance totale in un background
culturale molto preciso, quell’ambiente teatrale parmense e reggiano, gravido
di febbri creative importanti.”
Da Le nostre (de)posizioni, a cura di
Enzo Campi e Sonia Caporossi, Bonanno Editore, 2020.
Introduzione a Le lugliatiche, di Adriano Engelbrecht, pubblicata in Poesia del nostro tempo
Note biografiche
Adriano Engelbrecht (Germania, 1967), è
poeta, artista, musicista, attore.
Parte della sua produzione poetica,
articolata in un lungo percorso di ricerca tra verso e rappresentazione
teatrale, si è rivolta anche alla forma installativa/espositiva e sonora
indagando il rapporto tra parola, segno visivo e composizione musicale.
Ha pubblicato Dittico Gotico per
Cultura Duemila Editrice (1993), Lungo la vertebrata costa del
cuore (prefazione di Pierluigi Bacchini) per I Quaderni del Battello
Ebbro (2003), Tristano per la rivista online L’Ulisse
(LietoColle, 2007), La piscina probatica per Fedelo's Editrice
(2009). Nel dicembre 2015, insieme alla poetessa Ilaria Drago, esce Ubicazione
Ignota, sempre per Fedelo's Editrice. Del 2020 è la plaquette
autoprodotta di_versi assenti. un requiem per LOFT
Scritture. È presente nell’antologia critica Le nostre
(de)posizioni. Pesi e contrappesi nella poesia contemporanea
emiliano-romagnola a cura di Enzo Campi e Sonia Caporossi per Bonanno
(2020). Nel 2023 pubblica la tramontanza per
Diabasis. È tradotto in diverse lingue.
Il suo lavoro di azione poetica è stato
presentato e premiato in diversi teatri, musei, gallerie, festival tra cui
ParmaPoesia, Ricercare - Reggio Emilia, GenovaPoesia, Natura Dèi Teatri/Lenz
Fondazione, Ermocolle, LOFT Sul Naviglio.