mercoledì 14 maggio 2025

Poesia e Tempo, di Lucio Macchia

 



Poesia e Tempo, di Lucio Macchia

« Parigi cambia!

ma nulla

nella mia malinconia

si è mutato»

(C. Baudelaire)

 

Baudelaire non poteva accordare la sua durata a quella del mondo della tecnica. Il suo divenire umano a quello mercificato del mondo mercantile. Il non mutare della sua malinconia non è da intendersi nel senso di una sorta di “costanza interiore” ma come impossibilità di sincronia con la legge della città. Il divenire percepito dal poeta non si articola nel tempo degli orologi (cfr. Heidegger), ma in quello evolutivo della durata bergsoniana. Il gesto della rivolta della poesia moderna nei confronti dell'aggressione reificante della tecnica ha, come terreno privilegiato di scontro, proprio il sentimento del tempo. Bergson[i] porta avanti una critica radicale al tempo della tecnoscienza che si presenta come "processo cinematografico" in cui il divenire è ridotto alla transizione prevedibile tra fotogrammi immobili di una realtà congelata dallo sguardo meduseo del pensiero calcolante. A tale concezione sfugge completamente la natura del movimento. Persino la semplice azione di sollevare un braccio, ci fa osservare Bergson, contiene un farsi del nuovo, una creazione interna, che viene invece ignorata a favore della riduzione del mistero irriducibile del movimento a una successione di stati stazionari che non restituiscono la natura del dinamismo ma sono in rapporto con esso come un ponte al fluire del fiume sottostante (altra meravigliosa immagine bergsoniana). Se la materia ci apparisse come un perpetuo scorrimento non potremmo assegnare alcun termine a nessuna delle nostre azioni. […] Noi concentriamo un periodo di questa evoluzione in un aspetto stabile che chiamiamo forma […] In realtà, però, il corpo cambia forma in ogni momento. O, meglio, non esiste forma, in quanto la forma attiene a ciò che è immobile, mentre la realtà è movimento. Reale è soltanto il cambiamento continuo di forma: la forma non è altro che un’istantanea presa su una transizione (Bergson). Sempre torniamo a constatare come la ripetizione dell'identico cancelli la ripetizione della differenza (cfr. Deleuze) in modo da consentire all'artiglio dell'idea di afferrare (begriff) il mondo. Di irretire la vita. Di farne concetto.


Immagine: Giacomo Balla



[i] Tutti i riferimenti e le citazioni di Bergson sono tratti dal suo saggio L’evoluzione creatrice (edizione italiana Raffaello Cortina, 2002).