LUCIO E IL LAGO, di Lucio Macchia
(Appunti di letture filosofiche in vacanza: tra Ronchi, Spinoza e Deleuze).
Quando sono davanti al lago in modo "autentico" fuoriuscendo dall'esperienza ordinaria, io non guardo il lago come un soggetto di fronte a un oggetto, ma io sono il lago, in una esperienza immediata in cui al centro vi è un divenir-lago, un darsi immediato dell'Uno in questa esperienza che è generazione lì del nuovo, non ripetizione dell'idea, ma atto di velocità assoluta, ecco perché intuitivo, di generazione ontologica (processo ontogenetico) unica: pura esistenza, darsi "naturans" dell'Uno, del virtuale. La conoscenza del lago è intuizione intellettuale perché non coglie un oggetto ma lo conosce creandolo con la complicazione che non è il soggetto Lucio a intuire ma l'intuizione è atto spontaneo e immediato che è nelle cose stesse che sono "intelligenti" nel senso di porsi come eventi spontanei del virtuale che solo successivamente, in après-coup, generano Lucio e il lago; l'intuizione intellettuale non è propria di Lucio in quanto uomo ma di Lucio in quanto essere naturale: è di Lucio quanto del lago, entrambi pieghe della natura naturans sottesa.