Per iniziare a costruire un movimento poetico meridiano.
1. Nel corso del 2023 si sono
registrate diverse manifestazioni, eventi, festival di poesia in cui le parole
“Sud” e “Mediterraneo” facevano da spazio tematico di riferimento. Quasi tutte
organizzate nel Sud dell’Italia. Fatto che va salutato come benvenuto e
rilevante per le presenze e lo spessore.
Ma proprio per questo credo sia giunto il momento di far
fare alla riflessione un salto di qualità. Che, in sintesi, è contenuto in
apertura di un libro importante nella economia di questo discorso. Parlo della
“Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino ( Musicaos Editore, 2022). Il quale
si pone e ci pone la seguente domanda: È possibile individuare, come
recentemente è stato proposto, una linea meridionale, o meridiana, nella poesia
italiana contemporanea? Esiste un sostrato comune, un immaginario condiviso o
una koinè, che permetta di collegare, senza troppe forzature, le
numerose ed eterogenee esperienze poetiche che si sono sviluppate nel Novecento
e oltre, nel Sud del nostro Paese? E quali sono le sue caratteristiche
principali? Quali gli esiti maggiori? E in nota rimanda ai contributi
precedenti e cioè agli studi di Antonio Lucio Giannone e di Simone Giusti.
Credo che negli ultimi due anni, oltre alle citate
manifestazioni, vi siano stati segnali interessanti in questa direzione (penso
al recupero di attenzione su poeti come Cattafi e Carrieri grazie ai lavori di
Diego Conticello e Stefano Modeo). Così come ho una mia personale mappa di
poeti meridionali che in questo contesto culturale scrivono (e non faccio nomi
perché non ho titolo e non è mia abitudine farlo).
Va anche però opportunamente precisato che una “carta
poetica del Sud” non comprende solo poeti nati nel Mezzogiorno: non c’è uno jus
soli che determini l’inserimento nel contesto culturale di cui qui si
parla.
E qui riprendo ancora Simone Giusti, sto pensando a mettere in piedi, in campo un progetto. Quello di un Sud in grado di consistere e resistere alla dispersione dei suoi poeti, capace dunque di riemergere anche al di là degli effettivi contatti e delle discendenze. Capace dunque di tenere insieme, ad esempio, Calogero e Bodini, ma anche Gatto e Toma e, naturalmente, i consentanei Sinisgalli e De Libero, Cattafi e Carrieri, Pierro e Scotellaro.
Un sud per il quale forse non basta più il logorato aggettivo «meridionale», e
che potrebbe invece riconoscersi nel più cogente «meridiano» adottato da Franco
Cassano nel suo libro Il pensiero meridiano, fondato proprio sul rifiuto
di una meridionalità da definirsi esclusivamente per differenza dalla normalità
del nord e sulla ricerca di una identità nuova, che sappia smettere di
paragonarsi all’altro da sé per ritrovare e tutelare all’interno della sua
storia e del suo paesaggio un modello culturale non-produttivistico.
Un movimento poetico meridiano che rifiuti l’oscuramento
delle sue radici, mettendole alla prova dei tempi che stiamo vivendo, nelle
esperienze di scrittura dei suoi poeti contemporanei giovani e meno giovani.
Un movimento che metta in mora quelle Università del Sud
troppo spesso, e per ragioni di opportunismo, del tutto disattente rispetto
alla ricchezza culturale dei luoghi in cui operano. Un movimento che coinvolga
Fondazioni, Associazioni, e dia respiro anche ad una sperabile rinnovata
capacità della impresa editoriale.
2. Le linee, i movimenti
dipendono dalla loro capacità di farsi tradizione, di incarnarsi, cioè, in
altre esperienze, di lasciare un’eredità.
Ma occorre in primo luogo individuare il “nucleo di
pensiero” su cui si fonda una identità meridiana.
E quindi.
2.1. Il punto di partenza è far uscire dall’oscuramento le radici di quella poesia che da ora diremo “meridiana” utilizzando le categorie usate da Franco Cassano. Un lavoro di rivisitazione critica del 900 italiano. E qui la citazione dal libro di Simone Giorgino è d’obbligo: Il vento della Storia, insomma, ha soffiato in maniera pressoché uniforme sull’Italia meridionale, determinando la formazione di un genoma culturale che affonda le sue radici nei tempi remoti della Magna Grecia e della Sicilia ellenica. E proprio l’influenza greca, che interessò gran parte delle zone costiere del Mezzogiorno, riemergerà non a caso – ora come fascinazione per il pensiero presocratico (come ricordava Bodini “Pitagora è uno delle nostre parti”) , ora come istintiva predisposizione a una rappresentazione panteistica del paesaggio – nei versi e nelle riflessioni di molti poeti del Sud [...] Al di là delle pur fondamentali traduzioni dei Lirici Greci (1940) di Quasimodo o delle Imitazioni dell’Antologia Palatina (1980 ) di Sinisgalli, infatti, la ‘grecità’ permea la poesia meridionale e si manifesta essenzialmente attraverso una strategia stilistica condivisa, per esempio nella continua sovrapposizione del sensibile con l’intelligibile, del concreto con l’astratto, del naturale con lo spirituale, del sogno con la realtà”. Come scrive Gatto in una delle prose di Carlomagno nella grotta (1962) si è spettatori nel Sud di una immutabile contemporaneità dei secoli.
2.2. In secondo luogo, l’assunzione
del valore della “lentezza” come deviazione dalla accelerazione che domina nel
mondo moderno. In cui una idea di progresso senza limiti impone il proprio
produttivismo alle culture “altre”, eufemisticamente “in via di sviluppo” ma
che in sostanza si vogliono annientare mediante il disconoscimento della loro
identità.
2.3. In questa ottica il mare, il
Mediterraneo, è il mare del viaggio, degli scambi, della integrazione. Ma è
anche il mare dei porti, degli approdi, delle baie. Soprattutto è il mare del
“ritorno”. Il Mediterraneo non è l’Oceano in cui si avventura l’Ulisse di
Dante. Il viaggio non è verso l’infinito. Ha il suo limite. In un particolare
intreccio mare/terra.
2.4. Il “limite” riporta
all’essenziale assunzione della “misura”. L’esatto opposto della cultura
Nord-Occidentale centrata su un individualismo senza misura che tende alla
sottomissione che sconfina nella devastazione della Natura. “Limite” e “misura”
riportano all’essenziale riconoscimento delle “alterità” e ad un rinnovato
equilibrio con la Natura. E anche del rapporto fra la “ragione” e la
“passione”.
2.5. Albert Camus dice (in L’uomo
in rivolta) Nella luce, il mondo resta il nostro primo e ultimo amore. È
questo il segreto custodito nel mondo mediterraneo. Questa la radice di quel
“naturalismo” tanto presente nella poesia meridiana. E, sempre come diceva
Camus il mare e il sole non costano niente.
È su questi punti così frettolosamente forse indicati che
si può riconoscere i caratteri di quella poesia meridiana che, forse proprio
per il suo carattere intrinsecamente, oggettivamente corrosivo di valori
dominanti è stata messa ai margini da sempre. Soprattutto mediante, lo
ripetiamo, mediante “l’oscuramento delle radici”. Di cui credo i poeti del Sud
contemporanei devono impossessarsi, farle proprie perché nasca e si consolidi
un movimento poetico vero e proprio.
3. Concludo con una citazione
ancora da L’uomo in rivolta di Albert Camus: La giovinezza del mondo
si trova ancora intorno alle stesse sponde. Gettati nell’ignobile Europa ove
muore, priva di bellezza e di amicizia, la più orgogliosa fra le razze, noi
mediterranei viviamo della stessa luce. In cuore alla notte europea, il
pensiero solare, la civiltà dal duplice volto, attende la sua aurora.
Bruno Di Pietro
Note biografiche
Bruno Di Pietro (1954) vive e lavora a Napoli esercitando la professione forense. Ha pubblicato fra le altre con Oèdipus Edizioni le raccolte poetiche: Colpa del mare (2002, poi in Colpa del mare e altri poemetti 2018) Impero (2017) Baie (2019) Frammenti del risveglio (2021). Due volte finalista e una segnalazione speciale per Una vita in versi nelle ultime tre edizioni del Premio di Poesia e Prosa “Lorenzo Montano”. Suoi interventi di critica sono apparsi su Nazione Indiana, Frequenze Poetiche, Infiniti mondi, La Clessidra. È presente nel “Dizionario Critico della poesia italiana (1945-2020)” a cura di Mario Fresa. È presente in numerose antologie. Interventi sul suo lavoro poetico sono presenti in riviste cartacee e blog. Fondatore con Gabriele Frasca e Mariano Baino della Casa Editrice “d’If” .