lunedì 17 febbraio 2025

Pasquale Lenge invita Maria Lenti, poeta dialettale marchigiana.

 










Pasquale Lenge (poeta Lucano, curatore della rubrica Torrenti):

Quarcarunë recë

nù mena, sëccata

a quarcarunatë venë

lu trëmulizzë, la mbosta!


Ciuccië pè jastmà

mulë pé fatëá

cavaddë pè camnà


pè passà la jumara

amici sincirë e carë

quà lu screvë

qui l'ho detto

invito faccio al poeta

Maria Lenti.


Si tratta di un invito ad attraversare il torrente; qualcuno afferma che è secco, altri, paurosi (trëmulizzë), che è in piena. Ognuno con i suoi mezzi simbolici: asini per bestemmiare, muli per lavorare, cavalli per viaggiare. Per guadare il torrente, amici sinceri e cari, poeti.


Sempre Vostro, Pasquale Lenge.


Le Cicale Operose ha avuto il piacere di ospitare Maria Lenti in occasione del Festival di poesia VOCI, II Edizione, dedicato alla poesia dialettale, invitando poeti di varie regioni d'Italia.





Letture di Maria Lenti delle poesie Sogno, So parlare ancora, Adess.

Per ascoltare, cliccare sull'immagine.



Sogno

Ovidio, in sogno, me guarda fitt:

“Hai letto a fondo la mia Ars amandi e praticato

i giochi delle tessere e degli astràgali, delle pedine?”.

                                       Oddio.

Corr ad aprì el libre

per veda de precis a co’ se riferisc.

En el so se j ho giocati propi ben chi dadi sua,

le pietruzze, le palle con la tavoletta

                                       tle rob d’amor.

“Sì e no...pò darsi...forse. Ach’sé...Così così”, sbasoffie.

“Male…”.

Ho capit. Me tocca ristudiè. “Poss arprovè?”.

“En cregh – me rispond sa j occhi ummidi e tèl mi dialett -. 

’Na vitta, so’ sicur sensa tentennamenti, in ogni cas

en basta. La mia l’ho perduta a Tomi.

Due en c’èn manch a pagalle.

                                       Per nesun”.

 

 Sogno

Ovidio, in sogno, mi guarda fitto: “Hai letto a fondo la mia Ars amandi e praticato / i giochi / delle tessere e degli astràgali, delle pedine?”. / Oddio. / Corro ad aprire il libro / per vedere di preciso a che cosa si riferisca. / Non so se li ho giocati proprio bene quei suoi dadi, / le pietruzze, le palle con la tavoletta / nelle cose dell’amore. / “Sì e no...può darsi...forse. Così...Così così”, farfuglio. / “Male…”. /  Ho capito. Devo studiare di nuovo. “Posso riprovare?” / “Non credo - mi risponde con gli occhi umidi e nel mio dialetto -. / Una vita, sono sicuro senza tentennamenti, in ogni caso / non basta. La mia l’ho perduta a Tomi. / Due non ci sono nemmeno a pagarle. / Per nessuno.”

 Ovidio, L’arte di amare,III, vv. 353 e sgg., tr. di Latino Maccari, Einaudi 1969.

 


So parlare ancora 

                              (Rimbaud, Je ne sai plus parler)

                                            

 

...me sembra

de sapé parlè ancora

- non so per quant non so quant pol valé -

ma sta gent ch’en vol sentì

ragione e sentimento della vita

ch’en ha il disìo de la cosa piacente

e fa el massim per fè fnì

sa i mancamenti ripetuti

la terra che abitiamo.

Voj rida e faj capì che sbaja

che è crudel

che i sold vann tutti vers’un lumin

j voj portè tutt le rob belle

                      ma i su pied

anca i mort i campsant le radic

i nostri affetti

dirle ch’ha da guardè

da tochè i bordej le donne j omin j animal

le piant l’acqua i mont i desert i ghiacci polari

“guarda adess

arcmincia da cap la tu vita”

 

So parlare ancora

(Rimbaud: Non so più parlare )

...mi sembra / di sapere parlare ancora / - non so per quanto non so quanto possa valere - / a questa gente che non vuole sentire / ragione e sentimento della vita / che non ha il il disìo de la cosa piacente / e fa il massimo perché finisca / con i ripetuti mancamenti /  la terra che abitiamo. / Voglio ridere e farle capire che sbaglia / che è crudele / che i soldi vanno tutti verso un lumino /  voglio portare tutte le cose belle / ai suoi piedi / anche i morti i camposanti le radici / i nostri affetti / dirle che deve guardare / toccare i bambini le donne gli uomini gli animali / le piante l’acqua i monti i deserti i mari i ghiacci polari / “ guarda adesso / ricomincia da capo la tua vita”



Adess

                                                                         

                                                                A Francesco Scarabicchi,

                                                                al suo amore per la vita e per la poesia

 

qualcun m’ha da spieghè

in modo calmo e semplice

perchè propi adess ch’ho imparat

a caminè sensa inciampè trop

a vedere

rosso il cielo giallo il mare

bianche le montagne azzurri i boschi arancioni i fiumi

a stupirmi

delle stelle in terra e perfino in alto

dell’amore dai diversi nomi

che sparisc e po’ artorna

liquido

dell’ignoranza soda ch’gira intorne

dei poeti che svenandosi svelano la vita

dei luoghi da scoprire o da abitare

adess

ch’ho imparat a essa in sintonia con i prossimi

traballante nella barca ma sempre in piedi

a riconoscere le scalanch altrui e mie

a sapere che gli altri sono io e viceversa per dolori e gioie

qualcun m’ha da spieghè

perchè propi adess che qualcò so

che la fantasia è spinta in avanti

che qualcò facc (magari poch) per ste mond sbilench

che en so’ più sgolfanata e rafacana

perché propi adess sent ch’ dovrò partì

per un viagg sconosciut

                                                                       

Adesso

qualcuno mi deve spiegare / in modo calmo e semplice / perché proprio adesso che ho imparato / a camminare senza inciampare troppo / a vedere / rosso il cielo giallo il mare / bianche le montagne azzurri i boschi arancioni i fiumi / a stupirmi / delle stelle in terra e perfino in alto / dell’amore dai diversi nomi / che sparisce e poi ritorna / liquido / dell’ignoranza soda che gira intorno / dei poeti che svenandosi svelano la vita / dei luoghi da scoprire o da abitare / adesso / che ho imparato a essere in sintonia con i miei prossimi / traballante nella barca ma sempre in piedi / a riconoscere le buche del terreno (scil. gli sbandamenti) / a sapere che gli altri sono io e viceversa per dolori e gioie / qualcuno mi deve spiegare / perché proprio adesso che qualche cosa so / che la fantasia è spinta in avanti / che qualche cosa faccio (magari poco) per questo mondo sbilenco / che non sono più ingorda e accanita / perché proprio adesso sento che dovrò partire / per un viaggio sconosciuto 




NOTE BIOGRAFICHE

https://www.marialenti.it/wp/

Maria Lenti, poetessa, narratrice, saggista, giornalista, è nata e vive a Urbino. Docente di lettere fino al 1994, anno in cui è stata eletta (e rieletta nel 1996 fino al 2001) alla Camera dei Deputati con Rifondazione Comunista.

In poesia ha pubblicato: Un altro tempo, 1972; Albero e foglia, 1982; Sinopia per appunti, 1997 (2° classificato al premio Alpi Apuane); Versi alfabetici, 2004; Il gatto nell’armadio, 2005; Cambio di luci, 2009 (finalista al premio Pascoli); Ai piedi del faro, 2016; Elena, Ecuba e le altre, 2019 (3° premio al PontedilegnoPoesia 2019); Arcorass Rincuorarsi, 2020. Ha pubblicato narrativa breve (da ultimo: Apologhi in fotofinish. Racconti e altri scritti, 2023) e saggi, tra cui Cartografie neodialettali. Poeti di Romagna e d’altri
luoghi, 2014. Ha curato, con Gualtiero De Santi e Roberto Rossini, il volume Perché Pasolini (1978). Sulla sua poesia Lucilio Santoni ha realizzato nel 2002 il film-video A lungo ragionarne insieme. Un viaggio con Maria Lenti.

Fonte: Puntoacapo Editrice.