venerdì 4 luglio 2025

Brevi note di Maristella Diotaiuti per la presentazione del libro fotografico “New York”, di Claudio Barontini.

 












Brevi note di Maristella Diotaiuti per la presentazione del libro fotografico “New York”, di Claudio Barontini, 25 settembre 2020, Le Cicale Operose.

 

Claudio  Barontini unisce in sé l’interesse, la passione per diversi linguaggi artistici: la pittura, la musica e, naturalmente, la fotografia, con la quale ha iniziato una lunga ricerca, profonda e analitica, che lo porterà ad indagare sia luoghi reali, esteriori, ma anche luoghi, spazi interiori attraverso i ritratti di personaggi famosi e non, muovendosi sempre tra una rappresentazione del reale e una interpretazione mediata dalla sua sensibilità di artista.

A guardare le foto di Claudio Barontini mi sembra di cogliere, di leggere questa tensione, questa volontà di mettere insieme, di far confluire più linguaggi. E quindi il libro di stasera può essere definito una “narrazione per immagini”, una scrittura fatta non con l’inchiostro, ma con la luce, nella quale la materia viene letta come un testo e l’immagine ha la forza, l’energia della parola, del segno verbale.

Una sua fotografia ci trasmette anche la simultaneità delle esperienze sensoriali che Barontini fotografo ha provato, e che sono poi culminate nell’attenzione dell’occhio, nella volontà di entrare in una sorta di mistero e di miracolo, nella visione, poi restituita nell’istante dello scatto e attraverso il segno fotografico.

È evidente quanto questo processo sia simile a quello della scrittura, ma soprattutto a quello poetico: Baudelaire ha chiarito quanto l’immagine possa essere uno dei luoghi privilegiati dell’ispirazione poetica. La stessa sensibilità leopardiana si nutre incessantemente della visione. “Vedere” è per Leopardi, come per Baudelaire, la matrice da cui trarre, oltre che un piacere proprio e nobilitante, il raccolto iconografico necessario per l’uomo e per il poeta (più volte lo sottolinea con forza nello Zibaldone).

L’occhio del fotografo, come quello del poeta, quando è un vero fotografo, un vero artista (e Claudio Barontini lo è) ha la capacità di saper leggere dentro la luce, dentro i colori, la forma, la prospettiva di un’azione, o nel movimento, così come nel tempo, per tradurre poi ogni entità in un mondo di parole o di immagini. Quei loro occhi “sempre aperti” sono capaci di familiarizzare con ogni forma sensibile, con il buio e con la luce, che sia una luce esterna o proveniente da un’interiorità o un’entità metafisica.

E questi “occhi sempre aperti” sono fortemente presenti nelle fotografie di Claudio Barontini, quando ritrae i volti di personaggi celebri, con l’intento di rubare uno sguardo, un gesto, un’espressione che possa parlare di loro come esseri, come persone, fuori dal palcoscenico, dalla dimensione spettacolare, e sono presenti anche quando ritrae la città di New York come fosse una persona fisica. Quindi il suo è uno sguardo che cerca di cogliere la vera essenza di questa “celebrità urbana”, di coglierne il lato più nascosto, le solitudini, le dinamicità festose, le luminosità, ma anche l’inatteso, lo scarto, le autenticità.

Sono queste le prime impressioni che ricevi guardando le fotografie di questo libro straordinario, ma le sue immagini sono una fonte ricchissima di suggestioni che vale la pena percorrere.

 

Maristella Diotaiuti