martedì 15 luglio 2025

Poesie per Amedeo Modigliani. Premiazione. Le prime tre classificate.

 


Poesie per Amedeo Modigliani. Premiazione. Le prime tre classificate.

Maristella Diotaiuti (Le Cicale Operose): "L’idea del concorso, del premio, per noi delle Cicale Operose, in sintonia con il significato di questo nome, è sempre stato solo un pretesto, un’occasione per trascorrere insieme una sera d’estate, parlando di poesia e di arte. Infatti, anche quest’anno, al termine della premiazione si azzera tutto, e tutti i poeti e le poete presenti stasera, che hanno partecipato al premio, ci leggono le loro poesie, proprio nello spirito di festa e di condivisione, di amicizia che tanto ci piace, in una visione orizzontale, non gerarchica del fare poesia e arte."

In settimana saranno pubblicate, come da Regolamento, tutte le poesie delle e dei partecipanti. Intanto, oggi pubblichiamo i nomi dei primi tre classificati e le rispettive poesie, anche perché siamo felici di pubblicare le motivazioni delle Giurate e dei Giurati (Laura Giuliberti, Vincenzo Guarracino, Renata Morresi, Chiara Serani). Motivazioni che dimostrano l'alto valore di coloro che hanno esercitato il ruolo di Giurata/o.


Poesie prime classificate classificate Ex Aequo:


Senza titolo, di Marco Bini  


Quel particolare grigio che si dice uniforme

cambia - uguale non è mai - in decine di miscele

di beton brut, di vernici per pareti,

varia in ragione dell’epoca e del costruttore,

dell’arte praticata, dell’acqua per come infiltra,

e se invece di seguire le scie dei Ryanair

da e per BLQ mi mettessi a osservare

il livello di realismo dei capannoni e il compromesso

tra la forma e, quest’ultima al ribasso, la felicità,

nel prefestivo che mi ha depistato alla rotonda

volendomi proprio qui

vedrei l’equivalente dell’albero che cade

anche se nessuno guarda -

sussurra dal retro di un tir angles morts

l’adesivo in un francese che suona provenzale -

perché, anche se è fatica crederci,

questo posto esiste anche quando tutto è chiuso

e non è così diverso dal guardare la corsa degli anni

in cui niente cambia perché possa cambiare tutto

e lasciarmi fermo lì, cireneo commosso del mio secolo,

e dunque, nel desolato sabato del villaggio

artigianale, ho pensato di dire il tuo nome all’abitacolo

e chiamarti da questo sedile cigolante

perché devo, in tenerezza devo, sentire la tua voce

per riavviare il tempo, farci irrompere nella storia.


MOTIVAZIONE DI CHIARA SERANI  

 "Apparentemente non correlato alla figura di Modigliani, il testo di Marco Bini la presentifica invece attraverso cenni linguistici – l’uso di parole francesi – e scelte tematiche – la riflessione su cromatismo, forma, arte; l’allusione all’altrove. Ma soprattutto la evoca efficacemente in absentia, in un confronto indiretto in cui il nostro tempo appare discolorato e ingrigito rispetto a quello di Modigliani e della sua pittura: l’orizzonte di fuga non punta alla Parigi della belle époque ma allo scalo aeroportuale di Bologna, le sfumature sono quelle del cemento, le architetture quelle dell’anonimia industriale, i percorsi quelli obbligati delle rotonde stradali. Particolarmente riusciti sono ritmo e sintassi poetica del testo, che restituiscono un momento epifanico, di congestionata sospensione, fino al climax finale, in cui l’aspirazione a partecipare della storia – dunque, a esistere al di fuori dell’assenza di senso – sembra potersi realizzare solo grazie alla relazione umana, forse affettivo-amorosa, forse di dialogo estetico a distanza. Lo scritto di Bini, lontanissimo dai più tipici moduli celebrativi (non di rado vuoti e frusti) della poesia d’occasione, si staglia dunque per specificità d’invenzione e di dettato, che insieme concorrono alla creazione di un testo personale e attuale, nello spirito di originalità e modernità del grande artista livornese."



Musa, di Virginia Farina


Musa

          ad Amedeo Modigliani

 

È li nella gola che ha nido
la voce, che origina il canto
nel cavo che vibra nel fiato
e nomina il mondo

ed è lì che si tende l'invisibile
corda che trema
tra il mento e le spalle
e si stira affamata di vento,

e allora tu resta così, immobile ancora,

altissima, come in preghiera,
così viva da lasciarti vedere:
musa che vieni alla luce
nella mia vigile tela.


MOTIVAZIONE DI RENATA MORRESI

 Il testo di Virginia Farina mobilita il repertorio tradizionale della lirica: la voce che si fa canto, l’invocazione alla musa, il rapporto tra visibile e invisibile. Al centro sembra esservi la figura femminile, alta e immobile, che richiama le icone più riconoscibili dell’arte di Modigliani. Eppure è fuori del testo, nella spia paratestuale della dedica, che avviene uno spostamento decisivo: è l’artista preso nel momento della creazione a diventare oggetto ispiratore, mentre dà forma alla sua opera assume il ruolo della musa. In questo scarto si innesta una riflessione sulla trasmissione del gesto artistico, che passa per l’eredità di una soggettività desiderante: fragile ma “viva” nella sua aspirazione al potersi incarnare, "viene alla luce" nell’opera, nella tensione tra materia e figura (che sia visiva o di suono), e si fa "vigile" nel perseguire il suo potere.  



Poesie seconde classificate Ex Aequo


La ragazza dal collo d’Anatra, di Giuseppe Giannotti


La Ragazza dal Collo d’Anatra

 

Tra le pozze di marea di Via Sarpi

nell’aura rabbiosa di un sabato

la cui notte fumosa e le genti

s’inzuppano dei propri odori

nascenti, lo stridulo baccano

dei tegami colmi di uccelli laccati

scintilla e sinfònia con

lo sfrigolio di croccanti carpe

traboccanti sugli orli della follia.

 

Nel ventre profondo del fracasso

appare ieratica e lunare

Dolce efebo lattiginoso

la ragazza dal collo d’anatra

col suo cono d’ombra silenzioso.

 

Occhi bassi sopracciglia grosse

un nero cappello con visiera

a render la postura meno austera

 

Ma la bocca, quella bocca dalle labbra rotte

all’ingiù senza pose di maniera

urla ai passanti dalle parvenze distratte

i silenzi non detti di questa notte così nera.

 

Questa poesia è per Te,

ragazza che vendi i colli dell’anatra

al bancone di un mercato di Chinatown

in via Paolo Sarpi

ai margini e quindi così al centro

della vita non conosciuta che amiamo

per definizione creder esser la più vera.


MOTIVAZIONE DI LAURA GIULIBERTI

 "La Ragazza dal collo d’anatra" viene premiata per il ribaltamento di prospettiva che opera intorno al tema, tanto presente nelle letture di Modigliani quanto in molta critica di poesia, dell’artista come genio maledetto. Qui la follia non è un tratto psicologico individuale ma quella del mondo e dei suoi più banali commerci, dei “passanti dalle parvenze distratte”. Il soggetto dell’enunciazione non è alienato ma al contrario prende posizione davanti “al bancone di un mercato di Chinatown”. Parallelamente, il soggetto dell’enunciato, l’oggetto cantato, l’eterno femminino si frammenta ai margini del quotidiano dove più che all’essenza si guarda al gesto “ragazza che vendi” e al suo ripetere, illuminandole, le pieghe del mondo in “colli dell’anatra”.



Musa nascosta, di Pasquale Vitagliano


Musa nascosta

Ecco che ti manifesti tu

Pietà inversa

A farti abbracciare dal sudario

Per cucirti addosso

L’odore del più pietoso

Dei tessuti

Né madre né sorella

Nessuna cura è stata

L’esatta formula algebrica

Del corpo smemorato

Annotati la felicità pronunciabile

Che non è più cieca

E ha preso la forma precisa

Di ogni suo contenuto

Nutri gioendo nuota

Nell’abisso familiare

Nel quale risuona la risposta

Che solo a noi

È dato ascoltare.


MOTIVAZIONE DI VINCENZO GUARRACINO

 Il “fantasma” di Modigliani appare come “corpo smemorato”, pronto a farsi “abbracciare” dal sudario di una fredda solitudine non consolata dalla pietà neppure dei suoi familiari. Unica risorsa di sopravvivenza, oltre l’”abisso” dell’indifferenza, è forse solo l’”ascolto” di chi sa serbarne ancora, oltre il tempo, la memoria.



Terza poesia classificata


Agli sguardi cercati, agli occhi spersi, di Erika Signorato


Agli sguardi cercati, agli occhi spersi

                      “Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi” (A. Modigliani)

 

di lieve vento quelle nubi

chiare a figura, sipari

 

a est e a ovest sulla scena

come veli a tendere

ascolti di nessuno - stagliarsi,

allungare fiato e volto -

 

informe nudo lo sguardo

 

e non conosce timbro

l’anima che mi mancate.


MOTIVAZIONE DI LAURA GIULIBERTI  

"Agli sguardi cercati, agli occhi spersi" viene premiata per la capacità evocativa con cui ci mette di fronte a un’opera, ma anche per aver mostrato nella sua incisività ciò che di fronte all’opera può avvenire. Che sia del soggetto dipinto, del poeta, o ancora del suo lettore, l’anima qui non è l’a-priori. La condizione dell’esperienza estetica sembra farsi a tratti, pennellate, soffi che aprono per noi la scena dove lo sguardo-specchio ci restituisce il mondo “le nubi chiare a figura” dalla sua informe nudità.