Poesie per Amedeo Modigliani. Premiazione. Le prime tre classificate.
Maristella Diotaiuti (Le Cicale Operose): "L’idea del concorso, del premio, per noi delle Cicale Operose, in sintonia con il significato di questo nome, è sempre stato solo un pretesto, un’occasione per trascorrere insieme una sera d’estate, parlando di poesia e di arte. Infatti, anche quest’anno, al termine della premiazione si azzera tutto, e tutti i poeti e le poete presenti stasera, che hanno partecipato al premio, ci leggono le loro poesie, proprio nello spirito di festa e di condivisione, di amicizia che tanto ci piace, in una visione orizzontale, non gerarchica del fare poesia e arte."
In settimana saranno pubblicate, come da Regolamento, tutte le poesie delle e dei partecipanti. Intanto, oggi pubblichiamo i nomi dei primi tre classificati e le rispettive poesie, anche perché siamo felici di pubblicare le motivazioni delle Giurate e dei Giurati (Laura Giuliberti, Vincenzo Guarracino, Renata Morresi, Chiara Serani). Motivazioni che dimostrano l'alto valore di coloro che hanno esercitato il ruolo di Giurata/o.
Poesie prime classificate classificate Ex Aequo:
Senza
titolo, di Marco Bini
Quel
particolare grigio che si dice uniforme
cambia
- uguale non è mai - in decine di miscele
di
beton brut, di vernici per pareti,
varia
in ragione dell’epoca e del costruttore,
dell’arte
praticata, dell’acqua per come infiltra,
e
se invece di seguire le scie dei Ryanair
da
e per BLQ mi mettessi a osservare
il
livello di realismo dei capannoni e il compromesso
tra
la forma e, quest’ultima al ribasso, la felicità,
nel
prefestivo che mi ha depistato alla rotonda
volendomi
proprio qui
vedrei
l’equivalente dell’albero che cade
anche
se nessuno guarda -
sussurra
dal retro di un tir angles morts
l’adesivo
in un francese che suona provenzale -
perché,
anche se è fatica crederci,
questo
posto esiste anche quando tutto è chiuso
e
non è così diverso dal guardare la corsa degli anni
in
cui niente cambia perché possa cambiare tutto
e
lasciarmi fermo lì, cireneo commosso del mio secolo,
e
dunque, nel desolato sabato del villaggio
artigianale,
ho pensato di dire il tuo nome all’abitacolo
e
chiamarti da questo sedile cigolante
perché
devo, in tenerezza devo, sentire la tua voce
per
riavviare il tempo, farci irrompere nella storia.
MOTIVAZIONE DI CHIARA
SERANI
"Apparentemente non correlato alla figura di Modigliani, il testo di Marco Bini la presentifica invece attraverso cenni linguistici – l’uso di parole francesi – e scelte tematiche – la riflessione su cromatismo, forma, arte; l’allusione all’altrove. Ma soprattutto la evoca efficacemente in absentia, in un confronto indiretto in cui il nostro tempo appare discolorato e ingrigito rispetto a quello di Modigliani e della sua pittura: l’orizzonte di fuga non punta alla Parigi della belle époque ma allo scalo aeroportuale di Bologna, le sfumature sono quelle del cemento, le architetture quelle dell’anonimia industriale, i percorsi quelli obbligati delle rotonde stradali. Particolarmente riusciti sono ritmo e sintassi poetica del testo, che restituiscono un momento epifanico, di congestionata sospensione, fino al climax finale, in cui l’aspirazione a partecipare della storia – dunque, a esistere al di fuori dell’assenza di senso – sembra potersi realizzare solo grazie alla relazione umana, forse affettivo-amorosa, forse di dialogo estetico a distanza. Lo scritto di Bini, lontanissimo dai più tipici moduli celebrativi (non di rado vuoti e frusti) della poesia d’occasione, si staglia dunque per specificità d’invenzione e di dettato, che insieme concorrono alla creazione di un testo personale e attuale, nello spirito di originalità e modernità del grande artista livornese."
Musa,
di Virginia Farina
Musa
ad Amedeo Modigliani
È li nella gola che ha
nido
la voce, che origina il canto
nel cavo che vibra nel fiato
e nomina il mondo
ed è lì che si tende l'invisibile
corda che trema
tra il mento e le spalle
e si stira affamata di vento,
e allora tu resta così, immobile ancora,
altissima, come in
preghiera,
così viva da lasciarti vedere:
musa che vieni alla luce
nella mia vigile tela.
MOTIVAZIONE DI RENATA
MORRESI
Poesie seconde classificate Ex Aequo
La
ragazza dal collo d’Anatra, di Giuseppe
Giannotti
La Ragazza dal Collo d’Anatra
Tra le pozze di marea di Via Sarpi
nell’aura rabbiosa di un sabato
la cui notte fumosa e le genti
s’inzuppano dei propri odori
nascenti, lo stridulo baccano
dei tegami colmi di uccelli laccati
scintilla e sinfònia con
lo sfrigolio di croccanti carpe
traboccanti sugli orli della follia.
Nel ventre profondo del fracasso
appare ieratica e lunare
Dolce efebo lattiginoso
la ragazza dal collo d’anatra
col suo cono d’ombra silenzioso.
Occhi bassi sopracciglia grosse
un nero cappello con visiera
a render la postura meno austera
Ma la bocca, quella bocca dalle labbra
rotte
all’ingiù senza pose di maniera
urla ai passanti dalle parvenze
distratte
i silenzi non detti di questa notte così
nera.
Questa poesia è per Te,
ragazza che vendi i colli dell’anatra
al bancone di un mercato di Chinatown
in via Paolo Sarpi
ai margini e quindi così al centro
della vita non conosciuta che amiamo
per definizione creder esser la più vera.
MOTIVAZIONE DI LAURA
GIULIBERTI
"La Ragazza dal collo d’anatra" viene premiata per il ribaltamento di prospettiva che opera intorno al tema, tanto presente nelle letture di Modigliani quanto in molta critica di poesia, dell’artista come genio maledetto. Qui la follia non è un tratto psicologico individuale ma quella del mondo e dei suoi più banali commerci, dei “passanti dalle parvenze distratte”. Il soggetto dell’enunciazione non è alienato ma al contrario prende posizione davanti “al bancone di un mercato di Chinatown”. Parallelamente, il soggetto dell’enunciato, l’oggetto cantato, l’eterno femminino si frammenta ai margini del quotidiano dove più che all’essenza si guarda al gesto “ragazza che vendi” e al suo ripetere, illuminandole, le pieghe del mondo in “colli dell’anatra”.
Musa
nascosta, di Pasquale Vitagliano
Musa nascosta
Ecco
che ti manifesti tu
Pietà
inversa
A
farti abbracciare dal sudario
Per
cucirti addosso
L’odore
del più pietoso
Dei
tessuti
Né
madre né sorella
Nessuna
cura è stata
L’esatta
formula algebrica
Del
corpo smemorato
Annotati
la felicità pronunciabile
Che
non è più cieca
E ha
preso la forma precisa
Di
ogni suo contenuto
Nutri
gioendo nuota
Nell’abisso
familiare
Nel
quale risuona la risposta
Che
solo a noi
È dato
ascoltare.
MOTIVAZIONE DI VINCENZO
GUARRACINO
Terza poesia
classificata
Agli sguardi cercati, agli occhi spersi, di Erika Signorato
Agli sguardi cercati, agli occhi spersi
“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi” (A. Modigliani)
di
lieve vento quelle nubi
chiare
a figura, sipari
a est
e a ovest sulla scena
come
veli a tendere
ascolti
di nessuno - stagliarsi,
allungare
fiato e volto -
informe
nudo lo sguardo
e non
conosce timbro
l’anima
che mi mancate.
MOTIVAZIONE DI LAURA
GIULIBERTI
"Agli sguardi cercati,
agli occhi spersi" viene premiata
per la capacità evocativa con cui ci mette di fronte a un’opera, ma anche per
aver mostrato nella sua incisività ciò che di fronte all’opera può avvenire. Che
sia del soggetto dipinto, del poeta, o ancora del suo lettore, l’anima qui non
è l’a-priori. La condizione dell’esperienza estetica sembra farsi a tratti,
pennellate, soffi che aprono per noi la scena dove lo sguardo-specchio ci
restituisce il mondo “le nubi chiare a figura” dalla sua informe nudità.