mercoledì 23 luglio 2025

Corpo, divenire, immanenza: Spinoza e Deleuze, di Lucio Macchia

 

Corpo, divenire, immanenza: Spinoza e Deleuze, di Lucio Macchia 


Dedicato a Federico Tortora (avendomi sottoposto un quesito al quale qui rispondo).

 


Ne l’ordine ch’io dico sono accline

tutte nature, per diverse sorti,

più al principio loro e men vicine;

onde si muovono a diversi porti

per lo gran mar de l’essere, e ciascuna

con istinto a lei dato che la porti

(Dante, Par. I)

 


Un rapidissimo e semplificato excursus in un argomento immensamente esteso e complesso.

Affermare, come fa Spinoza, che tutto è res divina, che vi è una unica sostanza, e che la res extensa cartesiana (ovvero la materia, i corpi, le cose…) non è che un attributo della sostanza divina, significa portare il corpo nella piena dimensione ontologica, come luogo dell’esperienza autentica del vivere. Si apre un fronte infinito di riflessione sul corpo in rapporto all’essere che sarà centrale in tanta filosofia del ‘900.

Attraversiamo, allora, rapidamente, il pensiero di Spinoza sul corpo. S. parte dai corpi elementari che non si distinguono per la sostanza (tutto è res divina che si estrinseca come attributo dell'estensione): «I corpi si distinguono l’un dall’altro per quanto concerne il moto e la quiete, la celerità e la lentezza, e non per quanto concerne la sostanza»[i]. I corpi elementari si aggregano in individui che possono mantenere la loro natura anche al variare dei corpi elementari costituenti purché, al distaccarsi di qualcuno, vengano rimpiazzati da altri, e purché i rapporti di lentezza e velocità rimangano quelli originali. S. reitera il ragionamento fino a includere il tutto. «E volendo procedere così in infinito ci renderemo facilmente conto che tutta la Natura è un solo Individuo, le cui parti  –  cioè tutti i singoli "corpi"  –  variano in infinite maniere, senza alcun cambiamento dell’Individuo complessivo»[ii].

È un’idea straordinaria, questo gran mar de l’essere, all’interno del quale il divenire si articola, il grande teatro del divenire immanente che Deleuze porta dentro la sua filosofia. In un famoso passaggio di  Mille piani si parla di “longitudine” e “latitudine” di un corpo. Longitudine: «l'insieme degli elementi materiali che gli appartengono sotto certi rapporti di movimento e di riposo, di velocità e di lentezza»[iii]. Una grandezza estensiva ma diveniente, concatenata e concatenante. Latitudine: «l'insieme degli affetti intensivi di cui è capace, secondo un certo potere o grado di potenza»[iv]. Una grandezza intensiva, potenziale.

Se il concetto di longitudine richiama a quanto detto prima sulla composizione dei corpi in Spinoza, la latitudine è legata al «Cosa può un corpo? ». Questa domanda è il titolo del libro che Deleuze ha dedicato a Spinoza e si basa su un altro passaggio straordinario dell’Etica: «…stento a credere che, se non comproverò le mie affermazioni con dati dell’esperienza, la gente possa indursi ad esaminare questo argomento con cura e con animo sereno: persuasa, com’è, che il Corpo si muova o si fermi solo che la Mente glielo ordini, e compia una quantità d’azioni che dipendono soltanto dalla volontà della Mente e dalla sua capacità di ragionare. E in effetti nessuno finora ha determinato di che cosa il Corpo sia capace per sé: cioè, finora l’esperienza non ha insegnato a nessun umano che cosa permettano al Corpo di fare e di non‐fare le sole leggi della natura considerata unicamente nell’ambito corporeo, senza gli interventi direttivi della Mente. Nessuno finora, infatti, conosce la macchina del Corpo così a fondo da potere spiegarne tutte le funzioni ‐ per non parlare ora delle molte attitudini che si osserva negli animali... »[v]. Un passaggio meraviglioso in cui Spinoza spezza implicitamente la presa del logos sui corpi, li libera dalla “codificazione”, dall’asservimento al cogito, e ci fa intravedere, in trasparenza, un orizzonte nuovo, in cui il corpo partecipa al tutto, all’essere in quanto divenire senza fine dell’unica sostanza. Deleuze sviluppa il suo pensiero dell’immanenza partendo da queste intuizioni spinoziane. Sono movimenti del pensiero filosofico che ci interessano molto perché contigui ai territori del poetico, persino intrecciati con esso. Si tratta del corpo vivente. Della vita. Dell’essere.


Immagine: Mirò



[i] Spinoza, Etica (ho consultato l’edizione presente on line nel sito filosofico.net), Parte I, Preliminari A

[ii] Ibid. Parte II, Preliminari B, n.7

[iii] G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, prima ed. or. 1980 (traduzione italiana edita Orthotes 2017, versione kindle), p.296

[iv] Ivi

[v] Spinoza, Etica, Parte III, Scolio (Chiarimento) della prep. 2