mercoledì 5 marzo 2025

"L'uomo decivilizzato dalle macchine contro le quali la cultura ha finora pianto invano" (Beatrice Hastings)

 







Nel 1914 Beatrice Hastings è inviata dall’Editore Alfred R. Orage a Parigi, dove scrive, per la rivista, fino al 1916, circa 108 articoli di arte e cultura denominati Impressioni di Parigi, a firma Alice Morning, uno dei suoi nomi molti di penna.

Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, si improvvisa atipica cronista di guerra, riflettendo sugli scenari che si andavano profilando, registrando la disperazione della popolazione parigina e dei soldati feriti e mutilati in ritorno dal fronte (il fronte della Marna era a circa 60 chilometri da Parigi) con i quali Hastings ebbe modo di parlare.

Mi fa piacere farvi dono di estratto da un articolo Impressioni di Parigi, di B.H., da me raccolto, pubblicato nel The New Age il 15 aprile, 1915, che dimostra l'originalità della penna di Hastings e la sua abilità nel decodificare gli avvenimenti. Cari saluti, Federico Tortora


"Questa mattina è stato inviato l’ordine di distruggere tutte le case e gli edifici all’interno della zona militare di Parigi. Il primo effetto sembra essere un enorme accaparrarsi di beni di prima necessità. Sono andata a prendere del pane, che si porta a casa senza carta, non c’è carta da sprecare, e ho visto tutti fare scorta di verdure. I prezzi, in costante aumento, sono altrettanto costantemente riportati giù dal popolo, che non esita a malmenare gli speculatori.

Tutti, tranne me, sono andati oggi a vedere i soldati, nel Bois de Boulogne. Migliaia di soldati sono stati portati nei campi al di fuori delle fortificazioni, dove hanno già scavato le trincee.

Stasera Parigi ha cenato all’aperto, come al solito.

Suppongo che queste bestie abbiano intenzione di continuare questa strategia di guerra. Il mondo moderno è impazzito per le macchine, ed ecco la macchina prediletta, l’aeroplano, che sgancia le bombe su Parigi.

Non è un selvaggio, quel tedesco che sta pilotando: è un uomo decivilizzato dalle macchine contro le quali la cultura ha finora pianto invano”.

Mi ritrovo in un orrendo stato d’animo, annichilita dalla guerra! Esiste una condizione in cui si sanguina senza lottare. L’universo sembra lontano come lontana ora è Parigi, e non vale la pena di uscire a vedere né l’uno né l’altra. Che senso avrebbe? Piove in tutto il mondo, ed a Firenze stanno già mangiando il “pane di guerra” fatto di tutta la roba scartata dalla Germania.

In una settimana intera ho trovato una sola gioia: una donna, seduta fuori dal suo negozio a chiacchierare con i vicini. “Io?” disse lei, “non cambio la mia chemise, lui non cambia la sua nelle trincee.”

Le generazioni che arriveranno dopo questo stupefacente banchetto di guerra di una civiltà meccanica dovrebbero creare una gioventù che difficilmente diventi carne da cannone – non pazza, né malinconica – niente di simile a questa timida e sbruffona gioventù studentesca che fa un allegro baccano tutta la notte e, di mattina, scrive una triste poesia su quel baccano. Sarà una giovinezza chiaramente consapevole del potere dell’uomo e dell’indifferenza degli dei alla sua malinconia e al suo allegro baccano. L’uomo saprà che le sue grida sono rimaste inascoltate dagli dei – questi che tutti i soldati stanno implorando. L’uomo si sarà ritrovato abbandonato nelle trincee, con nient’altro che un’omicida, massacrante mitragliatrice tritacarne di sua propria invenzione a separarlo dai suoi fratelli uomini."

Alice Morning


ph: soldati in trincea sul fronte della Marna