lunedì 20 gennaio 2025

Emanuela Chiriacò. Introduzione di Maristella Diotaiuti.

 



Breve introduzione di Maristella Diotaiuti per la presentazione, alle Cicale Operose, del volume Le Imperfette. Storie di donne nell'Inghilterra vittoriana e post vittoriana, Primiceri Editore, 2020, a cura di Emanuela Chiriacò con un saggio di Paola Del Zoppo. Musica: Nigel Modern (chitarra).

L’incontro di stasera (da noi fortemente voluto) succede di poco a quello con Daniela Brogi con Lo spazio delle donne.  Per noi delle Cicale questi due incontri sono fortemente significativi perché tutto quello che questi due libri dicono si va ad aggiungere e a intersecare al lavoro che stiamo svolgendo sulle donne in generale, scrittrici, poete, artiste, etc., e in particolare su Beatrice Hastings, che abbiamo scoperto essere una intellettuale inglese interessante, di primo piano. Il nostro lavoro è consistito proprio nel tentativo di farla riemergere dal cono d’ombra in cui è stata costretta e soprattutto nella ripulitura della sua immagine, fortemente distorta, compromessa, screditata, ridicolizzata, e quindi restituirle una sua dignità, una identità corretta di donna di penna e di lettere, di scrittura. E certamente Beatrice Hastings potrebbe benissimo trovare posto nel libro di Emanuela e di Paola, accanto alle altre, perché, oltre ad aver vissuto nello stesso periodo, a cavallo tra l’800 e il ‘900, come queste donne e scrittrici certamente Hastings una imperfetta, una divergente, disubbidiente, eccentrica, connotata da un femminile deviante da quello codificato dal pensiero maschile, patriarcale. Soprattutto ha rivendicato il diritto di essere donna di parola, di scrittura, e di esserlo fuori-canone, fuori da un canone tutto al maschile. o meglio oltre-canone. Vedrete, leggendo i racconti delle imperfette, quanto la scrittura di queste scrittrici sia divergente, e si sforzino di trovare un loro linguaggio, un loro stile. Perché per tantissimo tempo la scrittura, la letteratura è stata pratica esclusivamente maschile, i letterati maschi hanno creato un loro mondo letterario declinato tutto al maschile, hanno imposto come norma i loro gusti, il loro immaginario, la loro visione del mondo. un canone letterario e una lingua, in cui le donne non sono previste. Ma le donne hanno sempre scritto, e ad un certo punto hanno voluto raccontarsi non farsi raccontare, e passare così da oggetto a soggetto della rappresentazione, quindi le donne hanno dovuto elaborare un linguaggio, uno stile proprio, e in quanto tale avvertito come anomalo, una deviazione, un errore, le donne che scrivono, le donne potenziate dalla parola sono state avvertite come un pericolo per l’ordine maschile e patriarcale, (basti pensare alla figura di Cassandra) e quindi colpite dal discredito, la loro scrittura perciò considerata eccessiva, eccedente una certa misura stabilita, e quindi stravagante, barocca (come Fortini disse della scrittura poetica di Claudia Ruggeri per es.), disordinata (come fu detto ad Antonia Pozzi per esempio, un disordine che era anche disordine di vita, di sentimenti, di pensieri, cioè si va a colpire un modo di essere delle donne, il fatto di essere portatrici di una differenza). Una scrittura, quella delle donne, giudicata futile, leggera, umorale, domestica ecc. ecc., una letteratura rosa, come si dice, insomma una sorta di sottobosco letterario. Sempre nel giudizio si introduce il metro morale e sessuale, soprattutto se divergenti dalle figure della femminilità codificata, per le donne sono stati confezionati certi stereotipi di donna “rovinosa”, di cattiva madre, la vamp (che è l’abbreviazione di vampiro), la puttana (pensate a Sibilla Aleramo, definita la puttana della letteratura italiana). questa reazione quella consueta degli uomini di fronte alle donne di parola: rispondono con il discredito, la censura, la messa in ridicolo fino alla rimozione. Le donne, insomma, sono state lasciate ai margini della storia, culturale, non hanno trovato accoglimento nella storia della letteratura (e purtroppo ancora oggi si registra questa esclusione, soprattutto nel mondo accademico, nelle scuole, nei programmi ministeriali). Come dice Daniela Brogi, con una immagine felice, le donne sono come un elefante in una stanza, tanto ingombranti tanto invisibili, da non essere viste.

Quindi tutti questi libri sono estremamente importanti, sono fondamentali per la storia delle donne. Sono in dialogo tra loro, vanno nella stessa direzione pur percorrendo strade diverse, hanno la stessa finalità, non solo di restituzione alla memoria, di riparazione di un torto, ma di creazione di una genealogia femminile estremamente importante in cui riconoscersi, ritrovarsi, rispecchiarsi. una genealogia di donne, di letterate, di femministe, delle madri, le c.d. levatrici della scrittura, del femminismo, delle varie correnti letterarie, modernismo.

Beatrice Hastings stessa riconosceva l’importanza di ricostruire una genealogia femminile per formare un simbolico che potesse garantire alle donne di esprimere la propria differenza. Riscoprendo queste amiche remote, come le chiamava Anna Banti, si ricostruisce un’altra storia, una storia delle donne che è stata interrotta, e che bisogna assolutamente ricostruire, nella consapevolezza che la storia che si è fin qui narrata è una storia estremamente parziale, e che un mondo fatto da un solo sesso, quello maschile, è un mondo assai misero, per tutte e per tutti (e direi anche pericoloso, visti gli ultimi eventi, gli scenari di guerra che si sono delineati nel nostro presente).

Passo la parola a Paola e a Emanuela. Grazie.

M. D.