Breve introduzione di Maristella Diotaiuti per la
presentazione, alle Cicale Operose, del volume Le Imperfette. Storie di donne nell'Inghilterra vittoriana e post
vittoriana, Primiceri Editore, 2020, a cura di Emanuela Chiriacò con un
saggio di Paola Del Zoppo. Musica: Nigel Modern (chitarra).
L’incontro di stasera (da noi fortemente voluto)
succede di poco a quello con Daniela Brogi con Lo
spazio delle donne. Per noi delle Cicale questi due
incontri sono fortemente significativi perché tutto quello che questi due libri dicono si va ad aggiungere
e a intersecare al lavoro che stiamo svolgendo sulle donne in generale,
scrittrici, poete, artiste, etc.,
e in particolare su Beatrice Hastings,
che abbiamo scoperto essere una intellettuale inglese interessante, di primo
piano. Il nostro lavoro è
consistito proprio nel tentativo di farla riemergere dal cono d’ombra in cui è
stata costretta e soprattutto nella ripulitura della sua immagine,
fortemente distorta, compromessa, screditata, ridicolizzata,
e quindi restituirle una sua dignità, una identità corretta di donna
di penna e di lettere, di
scrittura. E certamente Beatrice
Hastings potrebbe benissimo trovare
posto nel libro di Emanuela e di
Paola, accanto alle altre,
perché, oltre ad aver vissuto
nello stesso periodo, a cavallo
tra l’800 e il ‘900, come queste donne e scrittrici certamente Hastings una imperfetta, una divergente, disubbidiente, eccentrica, connotata
da un femminile deviante da quello codificato dal pensiero maschile,
patriarcale. Soprattutto
ha rivendicato il diritto di essere
donna di parola, di scrittura,
e di esserlo fuori-canone, fuori
da un canone tutto al maschile.
o meglio oltre-canone. Vedrete, leggendo i racconti delle imperfette, quanto la scrittura di queste scrittrici sia
divergente, e si sforzino di trovare
un loro linguaggio, un loro stile. Perché per tantissimo tempo la scrittura, la letteratura è stata pratica esclusivamente maschile, i letterati maschi hanno creato un loro mondo letterario declinato
tutto al maschile, hanno imposto
come norma i loro gusti,
il loro immaginario, la loro visione del mondo. un canone letterario e una lingua, in cui
le donne non sono previste. Ma
le donne hanno sempre scritto, e
ad un certo punto hanno voluto
raccontarsi non farsi raccontare, e passare così da oggetto a soggetto della rappresentazione, quindi
le donne hanno dovuto elaborare un
linguaggio, uno stile proprio, e in quanto tale avvertito come anomalo, una deviazione, un errore,
le donne che scrivono, le donne
potenziate dalla parola sono state avvertite come un pericolo
per l’ordine maschile e patriarcale, (basti pensare alla
figura di Cassandra) e quindi colpite
dal discredito, la loro
scrittura perciò considerata
eccessiva, eccedente una certa
misura stabilita, e quindi stravagante,
barocca (come Fortini disse
della scrittura poetica di Claudia Ruggeri per es.), disordinata
(come fu detto ad Antonia Pozzi per esempio, un disordine che
era anche disordine di vita, di sentimenti, di pensieri, cioè si va a
colpire un modo di essere delle donne, il fatto di essere portatrici di una
differenza). Una scrittura, quella delle donne, giudicata futile, leggera, umorale,
domestica ecc. ecc., una letteratura
rosa, come si dice, insomma una
sorta di sottobosco letterario. Sempre nel giudizio si introduce il metro morale e sessuale, soprattutto
se divergenti dalle figure della femminilità codificata, per le donne sono stati confezionati certi stereotipi di
donna “rovinosa”, di cattiva madre, la vamp (che è l’abbreviazione
di vampiro), la puttana (pensate
a Sibilla Aleramo, definita la puttana della letteratura italiana). questa reazione quella consueta
degli uomini di fronte alle donne di parola: rispondono con il discredito, la censura, la messa in
ridicolo fino alla rimozione. Le donne, insomma, sono state lasciate ai margini della storia,
culturale, non hanno trovato accoglimento nella storia della letteratura
(e purtroppo ancora oggi si registra questa esclusione, soprattutto nel mondo
accademico, nelle scuole, nei programmi ministeriali). Come dice Daniela Brogi, con una immagine felice, le donne sono come un elefante
in una stanza, tanto ingombranti
tanto invisibili, da non essere viste.
Quindi tutti questi libri sono estremamente importanti, sono fondamentali per la storia delle donne.
Sono in dialogo tra loro, vanno nella stessa direzione pur
percorrendo strade diverse, hanno la
stessa finalità, non solo di restituzione alla memoria, di riparazione di un torto, ma di creazione di una genealogia femminile estremamente
importante in cui riconoscersi,
ritrovarsi, rispecchiarsi. una genealogia
di donne, di letterate, di femministe, delle madri, le c.d. levatrici
della scrittura, del femminismo, delle varie correnti letterarie, modernismo.
Beatrice
Hastings stessa riconosceva l’importanza di ricostruire una genealogia
femminile per formare un simbolico che potesse
garantire alle donne di esprimere la propria differenza. Riscoprendo queste amiche remote, come le chiamava Anna Banti, si
ricostruisce un’altra storia, una
storia delle donne che è stata interrotta, e che bisogna assolutamente ricostruire, nella consapevolezza che la
storia che si è fin qui narrata è una storia estremamente parziale, e
che un mondo fatto da un solo sesso,
quello maschile, è un mondo assai misero, per tutte e per tutti (e direi anche
pericoloso, visti gli ultimi eventi, gli scenari di guerra che si sono
delineati nel nostro presente).
Passo la parola a Paola e a Emanuela.
Grazie.
M. D.