venerdì 24 gennaio 2025

Rubrica Semiosfera in Interplay, a cura di Enzo Nini.

  


Enzo Nini: Un dato FONDAMENTALE del jazz, per il quale si distingue dalle altre forme musicali, è il concetto di INTERPLAY: cioè la capacità di suonare e ascoltarsi reciprocamente durante l’esecuzione.

L’improvvisazione rappresenta un elemento primigenio di tutti i generi musicali ed anche nell’ambito della musica classica, dove la musica intesa musica colta in quanto scritta in realtà era stata composta da musicisti che erano grandi improvvisatori: Bach, Paganini (che, appunto, non … ripeteva), Mozart erano “improvvisatori”: arrivano alla trascrizione delle loro opere per “fissare” l’opera permettendo l’altrui esecuzione. Quindi non è elemento esclusivo del jazz  l’improvvisazione, ma è appunto Il cosiddetto Interplay. Nel linguaggio parlato non è possibile praticarlo: o ascoltiamo o parliamo dialogando con altri.

Nel jazz dopo l’esecuzione del tema tradizionalmente comincia  “l’avventura”: si esegue il tema, comunemente, e poi si seguirà quanto gli stessi esecutori non sanno cosa sarà se non nel momento dell’esecuzione stessa; a conclusione, la ripetizione del tema è come se fosse un ritrovarsi sul terreno convenuto.

È probabile ragione di questa esigenza di comunicazione tra linguaggi diversi quella che è immaginabile sia nata tra gli emigranti e le popolazioni di colore provenienti dall’Africa, che non potendo dialogare nel linguaggio parlato,  perché profondamente diverso, trovarono attraverso la musica i ritmi e quanto di emotivamente dentro di loro significativo della loro cultura; potevano così realizzare una possibilità comunicativa interagente.

Una esigenza culturale come bisogno di prossimità,  di appartenenza di chiedere all’altro chi fosse e di ricerca della propria nuova identità.

L’Interplay rappresenta quindi una possibilità di abbracciarsi, confrontarsi, dialogare e poter trovare un territorio emotivo, attraverso lo swing, su cui poter creare nuove espressioni estemporanee.

Se all’organico musicale aggiungiamo una o più voci recitanti e un “operatore creativo” le possibilità performative agiscono in un interplay a tre dimensioni come altrettanti jazzmen: ognuno attraverso il suo linguaggio generando quella che diventa:

SEMIOSFERA IN INTERPLAY

Esso è quindi un “work” in continuo “progress” che dalla SEMIOSFERA come intesa da Juri Lotman e dalla COMPLESSITÀ, concetto felicemente espresso da Edgar Morin, prende idee e metodo di relazione tra i linguaggi sonori e visuali.

È un percorso polilinguistico e sinestetico che diventa performativo attraverso l’estemporaneità jazzistica dove nulla è dato al caso e tutto è estemporaneo.


Enzo Nini: note biografiche

Già docente di Sassofono Jazz presso il conservatorio "L. Perosi" di Campobasso “U.Giordano” di Foggia, si è occupato di didattica  musicale per l’infanzia presso la Sequoia/Scuola Bilingue/American Studies Centre di Napoli.

È Formatore musicale per l’ Associazione Montessori di Napoli.

Ha suonato e registrato con numerosi artisti del panorama jazzistico. Ha diretto la “Moody Orchestra” (2010 Foggia con Ellade Bandini, Paolo Pallante e Valerio Zelli). Ha scritto musica per teatro come “L’incanto muore senza lutti” (2003 Festival dei Popoli Mediterranei con Roberto De Simone e Edoardo Sanguineti), “Cholera” (2003 di Roberto De Simone)

 “Lucì-Voci e volti dal faro” (2008 Premio del presidente Opera IMAIE). Si interessa sinesteticamente del rapporto tra la musica e altri linguaggi artistici. Ha pubblicato a suo nome i CD Quartieri Spagnoli (1990), Doppio Sogno Doppio (1997), Contrappunti in Utopia (2002), Paths of Thought (2008), 8 Jazz Club (2010) e, indegnamente, il libro di poesie Volendo Siamo Tutti Poeti (2008).

www.enzonini.it   www.myspace.com/enzonini