martedì 28 gennaio 2025

Lettura di Aldo Galeazzi per Piera Oppezzo.








Per la rubrica Voci, lettura di Aldo Galeazzi delle poesie Attorno mi circondano e Gente che aspetta e sospetta, di Piera Oppezzo. Musica: Massimo Signorini (fisarmonica). Per l’evento Clandestine, a cura di Maristella Diotaiuti, presso il Giardino de Le Cicale Operose.

Le due poesie sono tratte dal volume Una lucida disperazione, di Piera Oppezzo, a cura di Luciano Martinengo e Giancarlo Majorino, Interlinea Edizioni, Novara, 2016.

 

 

Attorno mi circondano

 

Tengo la porta chiusa con tutto il corpo

Perché almeno oggi nessuno entri.

Ho qui tutti questi conti da regolare

Con l’orgoglio il tono di voce

La lucidità il razionale l’irrazionale.

 

Non posso farlo se attorno mi circondano

Qualche volta magari indifferenti

La loro vita completamente da un’altra parte.

 

Se capitano

Cerco subito di raggiungere il loro posto

Senza allontanarmi dal mio

Perché il mio è una sedia con lo schienale

Che almeno mi tiene le spalle.

Così li raggiungo sempre in bilico

Illudendomi per un po’

Di non avere problemi di equilibrio.

 

Continuo a fantasticarci su

Anche quando sono ormai distesa dalla loro parte

E mi dico che era questo che volevo.

Ma quando sono lì distesa

E mi sento chiedere sempre di più

E sorrido e regalo con entusiasmo

Scopro che quelli si stanno gustando il superfluo

Mentre io mi svuoto dell’essenziale.

 

 

 

 

Gente che aspetta e sospetta

 

Vivo in una città

Di finestre ben serrate

(qualcuna ha anche i doppi vetri).

È una città come tutte le altre

Per questo mi sembra il centro del mondo

E anche perché c’è chi i vetri li ha rotti

E sta affacciato appoggiando i gomiti alle schegge,

indifferente come un fachiro.

Si tratta di curiosi insaziabili

Spaventati all’idea di perdere una scena.

Gente che aspetta e sospetta qualcosa,

non sopporta i ritardi, impaziente,

ma che non chiude mai con l’attesa.

 

Per descrivere meglio dovrei dire

Che il paesaggio è uniforme e tirato

Però con delle crepe a sorpresa

Verso cui io posso lanciare un segnale

O salire e prendere posizione

O semplicemente ridere e sparlare

Di quelli che veloci abbassano la tendina,

quelli che di fronte a qualunque evidenza

proprio non vogliono esserci. 



Maristella Diotaiuti: "Quella di Piera è una disperazione che non è ripiegata su se stessa ma si fa universale e investe il tempo e la vita di tutti. In questa chiave Piera Oppezzo si inserisce a pieno titolo nel solco di fine secolo, lì dove le grandi illusioni stanno tramontando, la comunità intesa come aggregato è finita, e il soggetto individuale assoluto fa il suo ingresso inarrestabile sul piano della storia.

Di questa realtà Oppezzo si fa lucida interprete, con uno sguardo affilato e abissale, quasi medico, autoptico che enuclea la solitudine degli individui, la loro inquietudine e la sua personale inconciliabilità con il mondo.

Guarda la realtà da una posizione di lucida disperazione, un continuo stato di allerta, uno stare con i nervi scoperti, che diventa postura privilegiata per meglio  

leggere il mondo e le persone,  penetrare la loro  vera essenza, al di là degli infingimenti, dei mascheramenti, e delle sovrastrutture deformanti.  

Piera è una creatura sola, che ricerca orgogliosamente la solitudine, in un atto volontaristico, decisionale, ma con la necessità spirituale dell’altro, che non trova appigli nella realtà sociale circostante, e che usa le parole come filtro a un mondo che non è capace a vivere e con le quali puntella il suo instabile equilibrio. Una non-felicità perseguita con accanimento, come fonte e molla di ispirazione.  

 Tutto questo lo vediamo chiaramente nella poesia attorno mi circondano e nella poesia gente che aspetta e sospetta in cui la solitudine investe regioni al di là dell’anima individuale."